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arteriosclerosi 1.0

Arteriosclerosi ed indici di infiammazione

ARTERIOSCLEROSI ED INDICI DI INFIAMMAZIONE

Arteriosclerosi: sfatiamo un falso mito!

Non è il livello di colesterolo in assoluto che contribuisce alla formazione delle placche, ma la L’INFIAMMAZIONE CRONICIZZATA dell’endotelio vascolare e un deficit del sistema antiossidante. Il colesterolo, trasportato nel sangue non in forma libera, è veicolato all’interno di strutture membranose dette “micelle” dotate, come tutte le membrane, di cariche elettriche positive sul lato esterno della membrana stessa.

Quando una micella giunge a contatto con l’endotelio vascolare, anch’esso costituito da cellule e quindi di membrane dotate di carica elettrica esterna positiva, subisce una forza di repulsione in virtù della eguale carica elettrica.

Questo permette al colesterolo di non depositarsi nella parte esterna dei vasi sanguigni, dove avviene lo scorrimento ematico.

L’arteriosclerosi è la conseguenza di un danno infiammatorio della parete vascolare e del tentativo dell’organismo di ripararlo.

Il danno infiammatorio è causato da “tossine” (microbi, fumo di sigaretta, ipertensione, radicali liberi ecc).

L’organismo ripara il danno mediante l’aggregazione piastrinica, la coagulazione del sangue e fattori di proliferazione cellulare.

Nella zona lesa si forma un tessuto fibroso composto da cellule in fase di disaggregazione (quindi colesterolo), calcio e trigliceridi. In questo modo si spiega come avviene la formazione della placca.

Per arteriosclerosi si intende un complesso di alterazioni a carico delle arterie di piccolo, medio e grosso calibro; i nostri vasi hanno al loro interno una sottile membrana detta endotelio, che consente al sangue di rimanere fluido; se in qualche modo questo viene danneggiato inizia l’arteriosclerosi.

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Arteriosclerosi ed infiammazione

ARTERIOSCLEROSI: CAUSE

Nell’arteriosclerosi, i grassi contenuti nel sangue si infiltrano tra l’endotelio e lo strato sottostante, facendo perdere la capacità di mantenere fluido il sangue.

Così iniziano ad accumularsi alcune sostanze in quel punto che in futuro daranno origine ad una placca, che sarebbe un indurimento abbastanza circoscritto della parete di un vaso.

Una volta che questa placca si è formata tende sempre ad accrescersi, ostruendo sempre di più il normale flusso sanguigno; riducendo man mano che si accresce ovviamente anche l’ossigeno e le sostanze nutritive che essa irrora. Può accadere anche che una di queste placche si stacchi o si rompa in frammenti più piccoli generando un embolo, che successivamente potrebbe andare ad ostruire un vaso più piccolo.

L’estensione della malattia può variare molto, da poche placche isolate fino ad arrivare sino alle forme molto gravi in cui tutto l’endotelio è sostituito da queste placche e quindi la parete arteriosa perde del tutto la sua naturale elasticità.

Le cause che portano alla formazione di queste placche non sono ancora del tutto chiare, comunque ci sono alcuni fattori che le favoriscono e sono:

–         Dieta ricca di grassi saturi

–         Obesità

–         Età avanzata

–         Predisposizione genetica

–         Fumo di sigaretta

–         Alti livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue

–         Scarsa attività fisica

–         Consumo eccessivo di alcool

–         Diabete

–         Pressione sanguigna elevata

–         Stress

L’ arteriosclerosi è una malattia subdola e silente, si sviluppa nel corso degli anni senza dare alcun sintomo e quando si manifesta (di solito fra i 40 e i 60 anni) la situazione è già molto evoluta; è la malattia del “benessere alimentare” perché nei paesi sottosviluppati dove non c’è un eccessivo apporto di grassi animali e si svolge più attività fisica la malattia è quasi assente all’età che si manifesta invece nei paesi sviluppati.

Arteriosclerosi e grassi saturi

Arteriosclerosi e grassi saturi

INDICATORI DELL’ARTERIOSCLEROSI E DEL DANNO VASCOLARE: L’OMOCISTEINA

Ci sono altri indicatori, oltre ai livelli di colesterolo, che possono aiutare nella valutazione dello stato infiammatorio arteriosclerotico, uno tra questi è l’omocisteina

L’omocisteina è un metabolita prodotto fisiologicamente dal nostro organismo ed un suo eventuale accumulo (iperomocisteinemia) è il risultato di uno scorretto metabolismo della metionina. Tale squilibrio metabolico è dovuto alla mancanza di coenzimi coinvolti nell’eliminazione dell’omocisteina, ossia vitamina B12, vitamina B6 e folati. Tale mancanza risulta da carenze enzimatiche e/o vitaminiche ed è indice di una malattia metabolica o di una non corretta assunzione tramite l’alimentazione di taluni nutrienti essenziali.

Gli studi hanno indicato che livelli elevati di omocisteina sono un fattore di rischio che favoriscono arteriosclerosi, patologie cardiovascolari, steatosi arteriosa progressiva, aborti spontanei, difetti neonatali demenza e funzioni cognitive compromesse. L’iper omocisteinemia rappresenta un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari tanto da essere definito “il nuovo colesterolo”. In particolare si è dimostrata un fattore di rischio aggiuntivo per la salute di quelle persone affette da ipercoleterolemia, ipertensione, malattie coronariche, aterosclerosi.

Il meccanismo attraverso il quale l’iperomocisteinemia favorisce l’insorgenza dell’aterosclerosi è principalmente lo stress ossidativo, con la formazione di perossido di idrogeno ed in seguito per ossidazione dei lipidi, con successiva alterazione della funzione endoteliale e della capacità di coagulazione del sangue.

Valori di omocisteina e arteriosclerosi

Valori di omocisteina e arteriosclerosi

INDICATORI DELL’ARTERIOSCLEROSI E DEL DANNO VASCOLARE: LA PROTEINA C REATTIVA

Un altro indicatore utile per valutare eventuali squilibri legati all’arteriosclerosi è la proteina C reattiva.

La proteina C reattiva, sintetizzata dal fegato e dagli adipociti, è una proteina, che aumenta la sua concentrazione ematica nella fase acuta di varie malattie, nei processi infiammatori ed in seguito ad alcune operazioni chirurgiche; dopo un evento acuto, nel giro di poche ore i suoi livelli possono raggiungere valori centinaia di volte superiori rispetto alle condizioni basali.

I livelli di proteina C reattiva aumentano significativamente in risposta ad una grande varietà di situazioni, tra cui infezioni di origine batterica e virale, infarto miocardico, neoplasie maligne, reumatismi articolari acuti, e morbo di Crohn.

In generale, quindi, elevati livelli di proteina C reattiva indicano che l’organismo è sottoposto ad uno stress considerevole, ma non forniscono informazioni utili sull’origine del processo patologico, che deve essere indagato attraverso altri esami.

L’infiammazione endoteliale è uno dei fattori principali che partecipano al processo di aterogenesi. Di conseguenza, elevati livelli basali di proteina C reattiva sono correlati ad un maggior rischio di coronaropatie ed infarto miocardico.

I valori plasmatici di proteina C reattiva non sono dunque importanti soltanto nelle fasi acute di varie condizioni patologiche; anche in una persona sana, la loro determinazione può aiutare a stabilire il rischio cardiovascolare globale.

In definitiva, il dosaggio dei livelli sierici di proteina C reattiva, congiuntamente a quello di altri parametri (LDL, HDL, omocisteina, colesterolo totale, e trigliceridi), aiuta ad ottenere un quadro più completo del rischio cardiovascolare, ma non può sostituirsi completamente ad essi (in quanto indice aspecifico dell’infiammazione).

L’utilizzo di statine, farmaci efficaci per ridurre la colesterolemia totale e LDL, promuove una diminuzione dei livelli basali di proteina C reattiva; ciò suggerisce un loro potenziale impiego nel controllo del rischio cardiovascolare in pazienti con elevati livelli basali di proteina C reattiva, tuttavia con le relative controindicazioni per quanto riguarda la sintesi di Coenzima Q10.

Arteriosclerosi e proteina C reattiva

Arteriosclerosi e proteina C reattiva

ARTERIOSCLEROSI E CONSIGLI DEL NATUROPATA: ALIMENTAZIONE

Una corretta alimentazione, ricca di alimenti antiossidanti in grado di contrastare i radicali liberi, e di grassi buoni (e abbassare il colesterolo cattivo LDL), è il primo passo nella lotta contro l’aterosclerosi.

Essa si va ad associare ad uno stile di vita sano: movimento, dieta equilibrata e niente fumo, il principale nemico delle arterie in quanto amplifica l’azione dannosa del colesterolo ed annulla quella positiva dei cibi che aiutano a prevenire l’ostruzione delle arterie, che, oltre tutto sono anche alcuni degli alimenti invernali che aiutano a a stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue dei soggetti diabetici

Noci, noci brasiliane e mandorle sono ottime fonti di proteine, fibre, grassi sani, vitamine e minerali. L’assunzione di piccole porzioni giornaliere di frutta secca (5 o 6 frutti) può migliorare significativamente i fattori di rischio di arteriosclerosi. Le noci, ad esempio, sono in grado di ridurre il colesterolo LDL (cattivo), la pressione sanguigna, e possono aiutare ad aumentare il colesterolo HDL (buono). Inoltre, mangiare noci e semi può aiutare a migliorare la funzione dei vasi sanguigni e proteggere dalle malattie cardiache.

I prodotti a base di cacao e cioccolato fondente non sono solo deliziosi, ma sono un valido alleato contro l’aterosclerosi. Il consumo di cioccolato è notoriamente associato a una minore placca arteriosclerotica nelle arterie coronariche che trasportano sangue ricco di ossigeno al cuore. Inoltre, i prodotti a base di cacao e cioccolato fondente sono ricchi di composti vegetali polifenolici che aumentano la produzione di ossido nitrico e diminuiscono così l’infiammazione nelle arterie, cosa che può aiutare a migliorare la funzione fisica nelle persone con aterosclerosi.

L’olio di oliva è un valido alleato contro l’arteriosclerosi. L’assunzione giornaliera di circa 30 ml di olio d’oliva (corrisponde a un cucchiaio da tavola o due cucchiaini) migliora significativamente la funzione dei vasi sanguigni e riduce i marcatori infiammatori correlati all’indurimento delle arterie. La capacità dell’olio d’oliva di aumentare la salute del cuore e dei vasi sanguigni è data dall’elevato contenuto di composti ricchi in polifenoli, maggiormente presenti negli oli meno raffinati.

ARTERIOSCLEROSI E ARTERIE OSTRUITE: Verdure a foglia verde, Crocifere e Fagioli

Le verdure a foglia verde, tra cui cavolo nero, rucola, bietola e spinaci,  offrono nutrienti in abbondanza in grado di proteggere le arterie. Sono una buona fonte di nitrati alimentari, che possono aiutare a migliorare la funzione dei vasi sanguigni e ridurre l’infiammazione. Sono anche ricche di potassio, minerale che contrasta la calcificazione vascolare, un processo che contribuisce all’aterosclerosi.

L’aggiunta nella dieta di CRUCIFERE come broccoli, cavolo romano, cavolo rosso e cavolfiori, può aiutare a ridurre le possibilità di sviluppare arterie ostruite perché prevendono l’indurimento delle arterie nell’aterosclerosi,.

fagioli possono diminuire la pressione sanguigna, migliorare la funzione delle arterie e ridurre il rischio di diabete di tipo 2, nemico dell’ispessimento delle arterie.

Arteriosclerosi e alimentazione

Arteriosclerosi e alimentazione

PREVENIRE e COMBATTERE L’ARTERIOSCLEROSI

La dieta è un prezioso alleato nella lotta contro l’aterosclerosi. La sua protezione potrebbe tuttavia risultare insufficiente qualora fossero presenti fattori di rischio importanti. Il fumo è il nemico numero uno delle nostre arterie in quanto amplifica l’azione dannosa del colesterolo ed annulla quella positiva degli alimenti antiossidanti.

Un altro fattore di rischio importante è la sedentarietà. L’attività fisica rappresenta al contrario un formidabile mezzo per prevenire e combattere l’aterosclerosi. Vediamo allora nel dettaglio quali benefici si possono ottenere grazie al regolare esercizio fisico:

  • aumento del letto capillare, sviluppo e potenziamento di circoli collaterali (by-pass naturali)
  • miglioramento dei sistemi antiossidanti endogeni che diventano più attivi ed efficaci nel contrastare i radicali liberi prodotti da fumo, inquinamento e dieta scorretta
  • aumento del colesterolo buono HDL, che “ripulisce” le arterie dal colesterolo cattivo responsabile dell’aterosclerosi.

Le sostanze vegetali combattono lo stress ossidativo

Meccanismo d’azione del RESVERATROLO

Il RESVERATROLO appartiene al gruppo dei flavonoidi.

Il resveratrolo si trova nella buccia degli acini d’uva. Agisce come antiossidante, catturando i radicali liberi per proteggere così le cellule e i tessuti dallo stress ossidativo.

Il colesterolo LDL “cattivo” può penetrare nelle pareti vascolari e mutare chimicamente (ossidarsi), con la conseguente comparsa di cellule schiumose (foam cells), che causano modifiche tissutali (le cosiddette placche) tipiche dell’arteriosclerosi.

Il resveratrolo previene l’ossidazione a opera del dannoso colesterolo LDL.

In uno studio di alto livello, l’assunzione per dodici settimane di un estratto di semi d’uva ha ridotto del 12-14% il livello del colesterolo LDL ossidato rispetto al placebo.

Dosaggio e consigli per l’assunzione del resveratrolo

In caso di arteriosclerosi si consiglia di assumere da 50 a 500 milligrammi di resveratrolo, da 100 a 300 milligrammi di OPC e da 150 a 500 milligrammi di quercetina.

Vitamina K2: la vitamina che contrasta la calcificazione

Meccanismo d’azione della vitamina K2

La vitamina K2 appartiene al gruppo delle vitamine liposolubili in grado di prevenire le calcificazioni nelle arterie assicurando che il calcio sia immagazzinato nelle ossa e non si accumuli nei vasi sanguigni. Uno studio controllato condotto su donne in post-menopausa ha mostrato che l’assunzione di 180 microgrammi di vitamina K2 nell’arco di tre anni può ridurre l’indurimento delle arterie.

La vitamina K2 abbassa inoltre il colesterolo, un fattore che influisce fortemente sul rischio di arteriosclerosi e delle sue malattie secondarie come l’infarto e l’ictus.

Dosaggio e consigli per l’assunzione della vitamina K2

Nello studio di Rotterdam, condotto su larga scala e ad alto livello sulle patologie cardiovascolari con circa 4.800 partecipanti, i soggetti che hanno ingerito almeno 32 microgrammi di vitamina K2 al giorno hanno mostrato una quantità significativamente inferiore di depositi di calcio nelle arterie. Il rischio di arteriosclerosi o di morte a causa di malattie cardiovascolari è diminuito di circa la metà.

In caso di arteriosclerosi si consiglia di assumere almeno 100 microgrammi di vitamina K2 al giorno, idealmente sotto forma del sottotipo MK-7, che viene assorbito meglio nell’intestino e rimane nel sangue più a lungo.

In quanto liposolubile, la vitamina K2 viene assorbita al meglio se assunta ai pasti.

Vitamina K2: cosa considerare in caso di assunzione di anticoagulanti

La vitamina K e gli anticoagulanti non sempre possono essere combinati. La vitamina K può infatti ridurre l’efficacia degli anticoagulanti di tipo cumarinico (ad esempio Coumadin®), pertanto la sua assunzione durante la terapia dovrebbe avvenire sempre sotto il controllo del medico, che controllerà regolarmente il valore di coagulazione nel sangue (tempo di protrombina o di Quick).

Il coenzima Q10 fornisce energia alle cellule e previene l’arteriosclerosi

Meccanismo d’azione del coenzima Q10

Il coenzima Q10 è un elemento di vitale importanza per i mitocondri, le centrali elettriche delle nostre cellule.

Abbassa la pressione sanguigna e può influenzare positivamente la capacità di contrazione del muscolo cardiaco.

In studi clinici condotti negli Stati Uniti e in Europa, i pazienti con insufficienza cardiaca cronica hanno riacquistato la massima gittata cardiaca grazie alla somministrazione supplementare di coenzima Q10. I pazienti con insufficienza cardiaca cronica che hanno assunto 100 milligrammi di coenzima Q10 tre volte al giorno in aggiunta alla terapia convenzionale, hanno fatto registrare un miglioramento della gittata cardiaca e una riduzione di quasi il 50% del rischio di morte per arresto cardiaco rispetto ai pazienti trattati con la terapia standard da sola o con il placebo.

Dosaggio e consigli per l’assunzione del coenzima Q10

In caso di arteriosclerosi si consiglia di assumere da 100 a 300 milligrammi di coenzima Q10 al giorno, preferibilmente ai pasti poiché liposolubile.

Il coenzima Q10 è generalmente ben tollerato. In casi molto rari, l’uso prolungato in dosi elevate (da 600 a 1.200 milligrammi) può causare diarrea, nausea, eruzioni cutanee e aumento dell’irritabilità.

Coenzima Q10: cosa considerare in caso di assunzione di anticoagulanti

Il coenzima e gli anticoagulanti non sempre possono essere combinati. Il coenzima Q10 può infatti ridurre l’efficacia degli anticoagulanti cumarinici, che includono i principi attivi fenprocumone e warfarin (Coumadin®). Questo effetto è stato osservato già a dosi da 30 a 100 milligrammi di coenzima Q10 al giorno. Pertanto è importante consultare il proprio medico quando si prendono

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Arteriosclerosi e resveratrolo

Dott.ssa Maria Chiara Destro

Blog Maria Chiara Destro Padova

Maria Chiara Destro (@mariachiaradestro.it)

                                             

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