Diabete tipo 2, insulino resistenza ed infiammazione di basso grado
DIABETE TIPO 2, INSULINO RESISTENZA ed INFIAMMAZIONE DI BASSO GRADO
Il diabete è una patologia che si contraddistingue per la presenza di quantità troppo elevate di glucosio (zucchero) nel sangue. L’eccesso di glucosio, conosciuto come iperglicemia, può essere provocato da una carente produzione di insulina o da una sua azione non corretta; l’insulina è l’ormone che controlla il livello di glucosio nel sangue. Le forme più diffuse di diabete sono due: il diabete di tipo 1 (con mancanza di secrezione insulinica) e il diabete di tipo 2, causato da diminuita sensibilità all’insulina da parte di fegato, muscolo e tessuto adiposo e/o a una ridotta secrezione di insulina del pancreas.
Che cos’è il diabete di tipo 2?
Il diabete di tipo 2 è una patologia molto comune in tutto il mondo Occidentale e nasce da un’imperfezione della secrezione insulinica, che può gradualmente aggravarsi col passare del tempo e che si origina su una condizione antecedente di INSULINO RESISTENZA (resistenza periferica all’azione dell’insulina). Si manifesta quasi sempre in concomitanza di OBESITA’, ASSENZA DI ATTIVITA’ FISICA, ed ERRATO STILE ALIMENTARE.
L’origine del diabete 2 è multifattoriale ma sempre riconducibile ad un motore scatenante: L’INFIAMMAZIONE DI BASSO GRADO o meglio conosciuta come INFLAMMAGING!
L’inflammaging è un processo infiammatorio CRONICO E SILENZIOSO che non viene attivato in conseguenza ad un’aggressione esterna per difendere l’organismo, bensì si auto-sostiene a causa dell’indebolimento del sistema immunitario che provoca la produzione cronica di molecole (citochine) pro-infiammatorie e a causa di errati comportamenti e stili di vita.
Cosa significa Inflammaging?
Inflammaging unisce le parole “inflammation” (infiammazione) e “aging” (invecchiamento). Infiammazione e invecchiamento precoce del sistema immunitario sono due fenomeni collegati e pericolosi per la salute in quanto si crea un’infiammazione cronica lieve (low grade), persistente (cronica), che non ha sintomi visibili (latente), ma che è in grado di produrre effetti sistemici su tutto l’organismo. Questi effetti sistemici hanno conseguenze sulla salute a 360 gradi e intaccano tutti i comparti dell’organismo, dal sistema immunitario alla pelle, fino ad essere considerata da molti ricercatori come responsabile di un’ampia gamma di malattie cronico degenerative. L’infiammazione cronica di basso grado è infatti considerata come precursore di patologie cardiovascolari (quali per esempio il diabete), aterosclerosi, neoplasie, malattie cerebrali, patologie epatiche, sarcopenia.
L’ infiammazione di basso grado parte sempre da un dismetabolismo con deposito di grasso viscerale intorno agli organi, il quale, essendo proinfiammatorio, richiama interleuchine infiammatorie all’interno del tessuto adiposo abbassando il metabolismo. Lo stato infiammatorio delle cellule adipose riduce i recettori dell’insulina la quale troverà più difficoltà a far entrare le molecole di glucosio all’interno delle cellule (per produrre energia) e di conseguenza si avrà un innalzamento dello zucchero nel sangue (IPERGLICEMIA). Se l’insulina non porta lo zucchero dentro le cellule, questo verrà portato dentro gli adipociti e trasformati in trigliceridi, aumentando lo stato infiammatorio.
Quando l’insulina è alta, l’autofagia non può avvenire (l’autofagia cellulare o autofagocitosi è un meccanismo cellulare di rimozione selettiva di componenti citoplasmatici danneggiati, che permette la degradazione e il riciclo dei componenti cellulari) e quindi le tossine non vengo eliminate dal corpo.
Ecco perché NON BISOGNA MANGIARE 5 volte al giorno perché teniamo sempre alta l’insulina che rallenta l’autofagia!!!!
I livelli di infiammazione cronica di basso grado dipendono da genetica e stili di vita, ed aumentano in un arco temporale che va da anni a decenni. Una DIETA NON ADEGUATA, ricca di zuccheri e cereali raffinati, cibi industriali, elevati livelli di insulina e un’attivazione cronica di cortisolo, l’ormone dello stress e la componente genetica contribuiscono all’insorgenza dell’inflammaging. Da un lato la sovralimentazione e l’obesità promuovono l’inflammaging che si manifesta con l’insulino-resistenza che attiva risposte infiammatorie che possono danneggiare organi e tessuti. Dall’altro l’essere costantemente minacciati da fattori di stress esterni come alimentazione sregolata, stili di vita errati come fumo, alcool, sedentarietà, eccessiva esposizione a stress chimici, ambientali, elettromagnetici, abuso di terapie antibiotiche non strettamente necessarie, ecc., provoca una risposta immunitaria smodata che dà vita ad infiammazione.
Per rispondere allo stress l’organismo produce ELEVATI VALORI DI CORTISOLO, perché questo ormone (detto anche ormone dello stress) va immaginato come un pompiere che dovrebbe spegnere l’incendio\infiammazione, ma non riesce a farlo perché la legna su cui è divampato il fuoco produce solo fumo senza riuscire a spegnersi, causando ancor più infiammazione. Insomma un circolo vizioso che nel tempo complica il quadro infiammatorio cronico di basso grado.
Anche il microbiota intestinale riveste in quest’ambito un ruolo di primaria importanza, poiché la disbiosi intestinale non correttamente gestita, può causare una situazione infiammatoria con aumento della permeabilità intestinale, della zonulina e traslocazione di alcuni frammenti batteri dal lume intestinale alla sottomucosa, causando una iper-attivazione dei macrofagi, contribuendo ad un quadro di invecchiamento precoce del sistema immunitario e correlando il diabete molto spesso a problemi di CELIACHIA.
Quali sono i sintomi del diabete 2?
Stanchezza, incremento della sete e della diuresi, malessere, dolori addominali, disbiosi intestinale, mal di testa, depressione.
Le principali complicazioni originate dal diabete possono provocare al soggetto danni anche seri a livello neurologico (neuropatia diabetica), renale (nefropatia diabetica), oculare e cardio-cerebrovascolare (IPERTENSIONE).
CONSIGLI DEL NATUROPATA
La prima cosa da adottare, in caso di diabete 2, è un’alimentazione che riduca lo stato infiammatorio e che porti ad un abbassamento dello zucchero nel sangue, migliorando l’insulino resistenza.
A tal proposito suggerisco di:
– evitare cibi con elevato carico glicemico (IC < 10) e indice glicemico (IG <100) quali patate, anguria, banane, riso, mais, fichi, datteri ed uvetta secca, bibite zuccherate analcoliche, alcool, ananas, pane bianco, pane di segale, pasta, yogurt alla frutta e latte intero.
– MAI assumere FRUTTA LONTANO DAL PASTO perché innalza troppo la glicemia, ma sempre ad inizio del pasto; ottima l’albicocca perché ha un basso indice glicemico ed è ricca di vitamina A, E;
– TOLGIERE il CARBOIDRATO a partire dalle ore 16 per evitare un eccessivo stimolo insulinico;
– ridurre drasticamente i LATTICINI perché stimolano la produzione di insulina e bloccano un eventuale dimagrimento;
– il diabete è una malattia che parte da uno squilibrio di fegato, quindi la prima cosa da fare per migliorare l’iperglicemia è DEPURARE IL FEGATO attraverso l’utilizzo di alimenti colagoghi e coleretici quali carciofo, tarassaco, cardo, pompelmo, the verde, rosmarino, menta;
– nella dieta non possono mancare aglio, cipolla, fagioli, ceci, lenticchie, fagioli di soia, nocciole, noci poiché aumentano l’azione dell’insulina e hanno un basso indice glicemico.
–associare sempre l’assunzione del carboidrato con la fibra alimentare perché la fibra rallenta l’assorbimento del glucosio e innalza meno rapidamente la glicemia. Consigliato quindi iniziare il pasto con della VERDURA CRUDA di stagione;
– evitare tutti i grassi di derivazione animale in quanto rallentano l’ingresso del glucosio all’interno delle cellule.
-se ogni tanto si assumono le patate queste vanno lessate, raffreddate e successivamente scaldate per altre cinque minuti prima di mangiarle. Condite con il limone e NON con l’aceto, per cambiare l’amido resistenza e diminuire il carico glicemico.
– consigliato il lievito di birra ricco di cromo e di vitamina B di cui è carente il diabetico
-usare come spezia la cannella (1 g/dì) perché mima l’azione dell’insulina.
Suggerimenti integrativi
CROMO PICOLINATO: è un minerale essenziale che ha ricevuto molta attenzione come integratore alimentare, poiché le fonti alimentari di cromo sono scarse e la concentrazione è generalmente bassa. Negli ultimi anni, numerosi studi condotti in merito hanno rivelato che il cromo aumenta le azioni dell’insulina soprattutto in chi soffre di insulino resistenza, migliora il controllo dello zucchero normalizzando i livelli nel sangue. Dose consigliata 1000mcg/dì, da assumere alla sera perché segue il ritmo circadiano dell’insulina che è poca alla mattina e tanta alla sera.
MORINGA OLEIFERA: Alcuni studi condotti, inizialmente su ratti e poi sull’uomo, evidenziano che la Moringa oleifera aiuta a mantenere stabile e nella norma i valori di glucosio nel sangue, aumentando la tolleranza a tale composto chimico ed esercitando un effetto anti-diabetico nel trattamento del diabete mellito. Le ricerche dimostrano che trattando i pazienti con Moringa oleifera c’è una riduzione del glucosio nel sangue, dello zucchero e delle proteine nelle urine.
VITAMINA E: normalmente il diabetico ha bassi valori di questa vitamina ed in generale di antiossidanti. La vitamina E oltre ad essere un potente antiossidante migliora l’attività insulinica, aumenta l’afflusso di sangue agli occhi e diminuisce i valori della proteina C reattiva. Dose consigliata 400-800 UI/dì.
COPRINUS: è il più importante fungo con effetto antidiabetico in quanto è ricco in vanadio, minerale che ha un chiaro effetto ipoglicemizzante. Inoltre, il coprinus riesce a chelare questo minerale che è un attivatore delle cellule beta del pancreas e regola il rilascio dell’insulina, aumentandone la sensibilità periferica e modulando contestualmente il sistema immunitario. Dose consigliata 3g/die
REISHI: mantiene l’eubiosi intestinale a favore dei Bacteriodes, impedendo un aumento dei Firmicutes, batteri che, se presenti in eccesso, inducono insulino resistenza e diabete. Adatto soprattutto in caso di infiammazione viscerale e di obesità; se la persona è sotto farmaci anticoagulanti e antiaggreganti assumere il MAITAKE.
CURCUMA LONGA la scienza medica è da anni interessata allo studio di questa pianta, soprattutto per le numerose proprietà attribuite al curcuminoide denominato curcumina. Tra le sue funzioni terapeutiche la curcumina può aiutare le persone con diabete 2 a controllare i loro livelli di zucchero nel sangue. Test eseguiti su modelli animali hanno indicato che la curcumina potrebbe avere un effetto positivo sull’elevato livello di zucchero nel sangue e migliorare i livelli di sensibilità all’insulina nei soggetti affetti da insulino resistenza.
Dott.ssa Maria Chiara Destro